Elena Ostanel: La mia lettera al PD e ad Anna Maria Bigon

In queste settimane ho cercato di commentare il meno possibile i processi decisionali di un partito del quale non faccio parte, ma, anche nel rispetto degli elettori che nel 2020 hanno votato la nostra coalizione e di chi ha sostenuto con forza la necessità di garantire il pieno diritto di libera scelta sul proprio fine vita, non ho potuto stare in silenzio. Ed è per questo che questa mattina la mia posizione è apparsa sui giornali.

Perché ieri il gruppo Consiliare, nonostante la contrarietà di alcuni colleghi, ha deciso che va bene così. Che tutto può andare avanti come prima. Ma quello che è accaduto con il voto sul fine vita è per me di una gravità inaudita.

A maggior ragione se dalla riunione di ieri del Partito Democratico esce la proposta di chiedere la ricalendarizzazione del progetto di legge di iniziativa popolare che solo poche settimane fa il voto di Anna Maria Bigon ha contribuito a bocciare.

Lo trovo davvero poco serio.

È la stessa Consigliera Bigon ad essere vicepresidente della Commissione Sanità, che dovrebbe battersi per chiedere di tornare in discussione. Davvero possiamo fidarci che questo accada? Io non lo credo.

Continuare a sostenere che gli avvenimenti di queste settimane siano dinamiche del solo Partito Democratico vale fino ad un certo punto, perché le decisioni di Anna Maria Bigon hanno ripercussione su tutti i gruppi di opposizione. Sulla vicepresidenza il Partito Democratico non ha ritenuto utile confrontarsi con gli altri componenti dei gruppi di opposizione, che pure avevano contribuito a nominarla nel ruolo di vicepresidente della V Commissione. E questo non è accettabile perché le decisioni che hanno ricadute sulle altre forze di opposizione devono essere condivise, senza pretesa di autosufficienza da parte di nessuno.

Forse non si è compreso quale impatto abbia avuto questa bocciatura nell’elettorato che dovremmo rappresentare e non tanto negli equilibri interni al partito.

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